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Le conseguenze psicologiche di infarto e ictus

Infarto e Ictus, conseguenze psicologiche

Eventi come un infarto acuto del miocardio o  come  un  ictus  mettono  a  rischio la  vita  delle persone che ne sono colpite e modificano improvvisamente la percezione di sé e le capacità fisiche e/o mentali.

E’ necessario in questi casi  tenere conto degli aspetti emozionali, i vissuti, le paure, le rappresentazioni simboliche e i significati che la persona mette in atto per reagire a ciò che è accaduto. La depressione ad esempio è un evento molto frequente – più frequente che nella popolazione generale – in chi abbia sofferto, nel recente  passato,  di  un  evento  acuto cerebrovascolare (infarto e ictus).  Il  mancato  riconoscimento della depressione  può  condizionare negativamente il recupero funzionale, in una fase riabilitativa che rischia di essere parziale, incompleta e talora inefficace se non ci si rivolge alla complessità non solo somatica, ma anche emozionale e mentale, dell’individuo.

Essere colpiti al cuore è essere colpiti nel centro del corpo, nel luogo dove immaginiamo  risiedere  il  nucleo della nostra persona, delle emozioni, della nostra funzione vitale. Essere  colpiti  al  cervello  è  essere  colpiti  nel  centro  del  pensiero,  della  nostra  autonomia, della nostra mente. Queste  consapevolezze  sono  presenti  in noi in maniera silenziosa, ma è proprio quando  veniamo  colpiti  che  improvvisamente realizziamo l’importanza di queste funzioni e la valenza che hanno per noi. Inoltre l’infarto e l’ictus  arrivano  all’improvviso. “Gli è preso un colpo”, si dice nel linguaggio comune. Questo ci mette improvvisamente in contatto con la morte, la fragilità, la finitezza, l’essere indifesi.

Il modo in cui una persona si percepisce necessariamente cambia. A  questo  evento  vi  sono  diverse  reazioni e fasi di adattamento: c’è chi reagisce lottando contro la malattia in maniera decisa e  costante,  chi  non  accetta  e  nega  il  problema non seguendo adeguatamente il programma terapeutico proposto o rifiutandosi  di  cambiare  lo  stile  di  vita,  chi  invece assume  un  comportamento  più  regressivo abbandonandosi alla depressione e al senso di sconfitta, chi manifesta rabbia intensa nei confronti della malattia.

Il vissuto della persona riguarda le sue difficoltà ad adattarsi all’evento traumatico e a ristrutturare la sua personalità dopo tale evento. La percezione di Sé  delle proprie risorse interne ed esterne è alterata. Il carattere improvviso dell’evento (“colpo”), l’esperienza di fragilità e disabilità che ne derivano  e  il  vissuto  di  morte  sono  manifestazioni  di  una  personalità  impegnata  nella rielaborazione di quello che è accaduto  e  nel  ristabilire uno  stravolgimento  della  vita  quotidiana  avvenuto.

 

Le persone colpite da infarto o ictus appaiono anche preoccupate per i familiari e sentono come la malattia costituisca una minaccia per la stabilità relazionale, emotiva, economica e sociale della coppia e della propria famiglia. I  vissuti  interni,  che  portano  ad  un  umore  depresso,  riguardano  il  contatto  con  la  morte,  la fragilità,  l’essere  indifesi.  L’ansia  generale  riguarda  timori  di  riammalarsi,  di  morte  e  di disabilità. Questo  si  inserisce  spesso in  un quadro  depressivo-ansioso  tipico  del  decorso  della  patologia cerebrovascolare, in quanto la personalità è impegnata in una ristrutturazione interna ed esterna in seguito all’evento catastrofico vissuto.

 

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E’ utile premettere che la valutazione della condizione psicologica clinica in questi casi è  complicata  da  alcuni  fattori:  è  infatti  evidenziata  dalla letteratura di riferimento come la patologia depressiva sia un fattore predisponente e di rischio all’insorgere  di  patologie  cardiovascolari.  Alcune ricerche  evidenziano  anche  alterazioni fisiopatologiche  che  correlano  depressione  e  patologie  cerebrovascolari.  Ma soprattutto  gli  aspetti depressivi si manifestano prevalentemente con manifestazioni di tipo somatico nel decorso, fattore che rende ancora più difficoltosa la differenziazione tra aspetti psichici e somatici, dove  la  sintomatologia  si  sovrappone.  In  relazione a  questo,  dalla  letteratura  l’insorgere  di  un quadro depressivo clinicamente significativo si evidenzia comunque nel 30-35%, fino ad un limite del  65% dei  casi. Episodi depressivi sono quindi molto  comuni e  sottostimati in questi pazienti (da  6-12  mesi  dopo  l’evento)  e  influiscono significativamente sul  decorso  delle  patologia  cerebrovascolare aggravandone la prognosi.

Soprattutto nei casi di ictus, possono essere utili ai fini diagnostici ulteriori indagini attraverso accertamenti psichiatrici e test neuropsicologici per valutare il completo recupero funzionale sul piano cognitivo, considerata  la  difficoltà  a  distinguere  nella  sintomatologia  descritta  gli  aspetti  psichici  dagli aspetti somatici.

Proprio perché spesso i sintomi psichici sono sottovalutati è opportuna una valutazione anche di questi, sia dopo l’infarto che dopo l’ictus, anche considerando che sintomi depressivi peggiorano il decorso e diminuiscono la motivazione alla riabilitazione e alla cura di sé in generale, indispensabile nella vita di chi è stato colpito da un evento così difficile da accettare. Il trattamento psicoterapeutico, dove è indicato, ha lo scopo di offrire un sostegno psicologico, favorire  una ristrutturazione più evoluta della personalità attraverso l’elaborazione dell’evento stressante, migliorare  la compliance  alla  riabilitazione,  e  prevenire  eventuali sintomi depressivi di maggior gravità.

Vedi anche:

Depressione cos’è, cause e cura

Psicologi e Psicoterapeuti

 

 

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