Gli eventi traumatici

Ricordi traumatici: sogno o realtà?

È accaduto realmente oppure no? È successo proprio a me, o l’ho soltanto visto accadere a qualcun altro? Come posso averlo dimenticato per tutti questi anni? Come può tornare in mente proprio ora?

Sembra incredibile che degli eventi fortemente disturbanti, estremi per le emozioni che fanno vivere, possano venire dimenticati per tanti anni, oppure essere oggetto di dubbi così radicali. Eppure questo è proprio ciò che può accadere di fronte al tentativo di ricordare eventi traumatici, come per esempio dopo un terremoto.

Infatti molto spesso le persone che hanno vissuto esperienze fortemente traumatiche hanno difficoltà nel ricordare gli eventi. Queste difficoltà non si manifestano solo o necessariamente con l’assenza del ricordo, ma anche in molti altri modi di cui ci occuperemo qui.

Un primo orientamento per capirci qualcosa

Poiché un’esperienza traumatica può condurre ad un’infinità di esiti, per orientarsi sarà necessario concentrarsi inizialmente agli effetti del trauma durante l’infanzia; sarà inoltre necessario distinguere le esperienze traumatiche in due grandi categorie, anche perché comportano effetti diversi anche sulle difficoltà nel ricordare o ricostruire gli eventi.

Le due categorie sono molto semplicemente quella del trauma costituito da un singolo episodio, improvviso, inaspettato, il classico “shock” per intenderci, da un lato, e l’esperienza ripetuta in un tempo prolungato di eventi disturbanti, intensi e in qualche modo prevedibili (ad esempio l’abuso fisico o sessuale subito da una figura di riferimento e protratto negli anni).

Consentitemi una pausa, anche solo per notare quanto sia difficile trattare questi temi abbandonando le comode sicurezze della comunicazione scientifica, fatte di categorie, cause e conseguenze, e immaginare di parlare a chi ha vissuto in prima persona delle esperienze traumatiche o a chi desidera aiutare o stare vicino a una vittima di traumi.

È difficile perché anche se l’evento traumatico non è immaginabile, mai comprensibile appieno e raramente intuibile, il vissuto di come la persona possa sentirsi oggi può essere invece prepotentemente chiaro. Difatti chi si vuole occupare di chi ha subito un trauma, ha il compito primario non di stabilire cosa sia veramente accaduto, ma di aiutare le persone a tollerare le sensazioni, le emozioni e le reazioni che si provano senza esserne sopraffatti o dirottati. Ad esempio poiché spesso emerge un contenuto di vergogna, la cosa più importante di cui occuparsi è l’auto-colpevolizzazione, il fatto di accettare che il trauma non è colpa loro, che non è stato causato da qualche loro difetto e che nessuno può meritarsi quello che è accaduto loro.

Pertanto le considerazioni o specificazioni che seguono hanno poco o nessun valore se non si tiene a mente che non esistono domande neutre, e che chiedersi “cosa è accaduto veramente?”, comporta una domanda non tanto o non solo sulla verità storica degli eventi, ma su una verità molto più sfuggente e molto meno maneggevole che è la verità emotiva: come ci si è sentiti e come ci si sente oggi al ricordo di…

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