Lo stress lavorativo
Il vissuto della Depressione nello Stress Lavorativo
e nella Sindrome del Burnout
“Che stress! Mi sento depressa ed esaurita…il lavoro è diventato un inferno…non posso lasciarlo ma non ce la faccio più!!!”
Nel linguaggio comune il termine stress indica uno stato di forte tensione emotiva e stanchezza, provato nello svolgere attività associate ai ruoli familiari, sociali e/o lavorativi. In breve, l’organismo risponde in maniera inappropriata a stimoli ritenuti stressanti –stressor – che, in altri periodi o individui, possono essere fronteggiati grazie alla capacità soggettiva di elaborazione e di adattamento alla situazione.
Quando la pressione degli stressor è intensa e costante, si avvertono sintomi fisici (a carico dell’apparato cardiocircolatorio, gastrointestinale e del sistema immunitario, ecc) che psichici (crisi d’ansia, attacchi di panico, depressione, ecc.), con il desiderio di evitare la situazione fonte di malessere.
Nello Stress Lavorativo, il ruolo e l’immagine personale sono minacciati da uno o più fattori tra i quali: la disoccupazione, la ricerca di un impiego, il contratto, la condizione del luogo (rumore, luminosità, condizioni igieniche, ecc..), il carico, la responsabilità, il riconoscimento del ruolo, la “sottoutilizzazione”, l’autonomia, il supporto dei colleghi (dal buon rapporto al mobbing) e del “capo” (dal rapporto soddisfacente al bossing).
Ad esempio, nelle aziende dove vige una rigida struttura gerarchica e test periodici di valutazione, la persona lavora a stretto contatto con l’ansia in quanto sente di dover costantemente dimostrare qualcosa. L’uso dei computer facilita la sensazione di alienazione e di isolamento rispetto all’ambiente circostante.
Le professioni nell’ambito socio-sanitario, che si occupano del disagio psichico e fisico, si trovano – con grande frustrazione e impotenza – a dover mettersi spesso in discussione e ricercare la “motivazione iniziale”.
L’intreccio tra la propria personalità e la motivazione/soddisfazione lavorativa fa la differenza agendo da moderatore, data la discrepanza tra il desiderio di gratificazione e la realtà oggettiva/soggettiva della situazione. Quando la persona è stressata i sintomi fisiologici (aritmie cardiache, ipertensione, reflusso, ecc.) ed emotivi (attacchi di panico, ansia, depressione, ecc.) si affiancano a comportamenti a rischio come l’uso o l’abuso di sostanze, tentativi illusori di evadere o di contrapporre alla tristezza momenti euforici o di autoconsolazione.
Mentre il rendimento crolla, i conflitti interni ed esterni si intensificano sfociando in malattie conclamate che richiedono ulteriore assenza per essere curate. La frustrazione e demotivazione portano l’individuo a sperimentare un vissuto depressivo, che si addolora per aver perso una condizione soddisfacente e gratificante. L’immagine di sé viene duramente percossa dal senso di inadeguatezza, di incapacità e di fallimento per aver perduto l’efficienza nello svolgere quel “ruolo” raggiunto con tanta fatica.
La Sindrome del Burnout
È una particolare reazione allo stress lavorativo, frequente nelle professioni “di aiuto” – come gli infermieri, medici, insegnanti, poliziotti, ecc. – nelle quali risulta centrale il rapporto utente/cliente. La sindrome presenta una serie di sintomi psicofisici e di atteggiamenti verso il lavoro sentito come altamente insoddisfacente. L’esaurimento emotivo, la ridotta produttività e il deterioramento delle relazioni, con i clienti e con i colleghi, fanno parte del quadro come la netta sensazione di sentirsi “bolliti” o “bruciati”. Più l’individuo sente sfumare la realizzazione personale, più intenso sarà l’esaurimento emotivo.
Gli studi effettuati sulla sindrome hanno individuato tre punti essenziali:
– clinico, quindi la persona nella sua soggettività e autostima; le differenze individuali nella gestione degli stressor sono legate alla vulnerabilità dei tratti di personalità e, di conseguenza, a reazioni e a comportamenti non adeguati.
– psicosociale, l’organizzazione lavorativa è responsabile della depersonalizzazione (dissociazione del Senso di Sé) nel rapporto con l’utente/collega/superiori e il conseguente esaurimento dell’operatore. La Maslach (1986) imputa la causa del Burnout alla frequenza e all’intensità del contatto interpersonale, naturalmente il forte disagio è mediato dall’obiettivo per il quale questo avviene.
– competenza ed efficienza, coinvolgimento e soddisfazione lavorativa. Le aspettative, le condizioni lavorative, il conflitto di ruolo e carico di lavoro incidono fortemente sull’esaurimento. La propria competenza viene minata e l’efficienza compromessa, azzerando la gratificazione personale. Mentre il rapporto con i colleghi/superiori e l’autonomia professionale incidono sul coinvolgimento lavorativo, il potere decisionale e il controllo sull’ambiente lavorativo stimolano la depersonalizzazione.
Freudenberger (1980), identifica il nodo centrale del Burnout nel conflitto tra gli obiettivi prefissati e le risorse individuali (capacità, energia, affetti). La fatica fisica è dovuta all’utilizzo dell’energia per controllare le proprie reazioni e difese, tra le quali il diniego della situazione, l’indifferenza, il cinismo, la paranoia, l’impazienza, l’irritabilità e il malessere fisico.
La persona a rischio – sbagliando – non modifica gli stressor ma tenta di combattere i loro effetti perseguendo le mete prefissate, esponendosi ulteriormente all’esaurimento emotivo.
La spersonalizzazione (il non riconoscimento dei propri bisogni, la perdita del contatto con se stessi) e la sensazione di vuoto, introducono la depressione con la quale la cura e la stima di se stessi sono ridotti ai minimi termini. Il Burnout porta con sé la perdita del senso e del valore della vita: semplicemente, non si esiste più.
La prevenzione è indispensabile per non incorrere nel Burnout. La persona che avverte stress svolgendo il proprio lavoro può – attraverso la consultazione psicologica e un eventuale percorso terapeutico – acquisire una maggior consapevolezza delle proprie risorse e limiti, individuare gli stressor separandoli dagli aspetti paranoici che questi comportano. Analizzare il personalissimo compromesso tra gli obiettivi lavorativi e le risorse disponibili, risulta fondamentale per poter risolvere il conflitto ed evitare così l’esaurimento emotivo, tappa finale della sindrome del Burnout.