conseguenze attacchi di panico

Fattori, cause e conseguenze degli attacchi di panico

Di per sé un singolo attacco di panico non comporta necessariamente un disturbo mentale. La presenza ed il tipo di un eventuale disturbo mentale sono determinati da:

  • la frequenza con cui ricorrono gli attacchi
  • in relazione a cosa insorgono gli attacchi
  • come la persona vi reagisce

A prescindere da ogni valutazione psichiatrica su ciò che può essere considerato o meno un disturbo, gli attacchi di panico comportano un pesante carico di sofferenza, per cui è importante prendersi cura in modo tempestivo dei segnali che il proprio corpo e la propria mente inviano. L’attacco di panico non è sintomatico di uno specifico tipo di personalità o di disturbo ma si presenta in una varietà di disturbi, che a loro volta si presentano nel contesto di differenti tipi di personalità. (Leggi anche: Come riconoscere un attacco di panico).

Può incorrervi un soggetto la cui personalità ha dei tratti ansiosi, come un altro che presenta invece un funzionamento depressivo. Così come può presentarsi in una persona che soffre di un disturbo del comportamento alimentare (anoressia, bulimia o altro) o in un’altra che soffre di un disturbo ipocondriaco. In ognuno di questi singoli casi la prevenzione e la cura del sintomo attacco di panico non può essere sganciata dalla cura del contesto (il disturbo e il tipo di personalità) entro cui si presenta e per questo le strategie saranno differenti.

Nonostante l’attacco di panico sembri immotivato, la maggior parte delle persone che soffrono di attacchi di panico ne soffre a causa di fattori psicodinamici, ovvero a causa di emozioni non elaborate connesse ad eventi della propria vita:

Fattori di Stress

Le indagini empiriche condotte attraverso colloqui approfonditi hanno individuato degli specifici fattori  di stress che precedono l’inizio degli attacchi di panico. Tali fattori sono correlati con un’alterazione nel livello delle aspettative nei confronti della persona (ad es. a seguito di una situazione lavorativa o per la perdita di figure significative del passato). Molti di questi eventi risultano associati a esperienze infantili nelle quali è stato minacciato l’attaccamento a un genitore o a un’altra persona importante. Risulta quindi implicato il significato inconscio dell’evento. Sono inoltre persone che tendono a percepire i propri genitori minacciosi, critici, controllanti ed esigenti. Infine la rabbia e l’aggressività sono di difficile gestione per la maggior parte di loro.

Fattori che predispongono agli attacchi di panico

Schematicamente, i due fattori principali che predispongono ad una reazione di paura così intensa sono di tipo costituzionale e psicologico.

Fattori costituzionali

In questo caso si tratta di caratteristiche presenti fin dalla nascita (temperamento) che predispongono l’individuo a reazioni di paura più intensa. Ci sono persone che, per temperamento, reagiscono con una inibizione comportamentale a ciò che è sconosciuto. Questo temperamento implica che, durante l’infanzia, la persona abbia maggior bisogno di sostegno e rassicurazioni dai caregivers (genitori o altre figure che si occupano di lei) rispetto alla media.

rapporto di attacamento genitori bambino

Fattori relazionali

L’altro fattore è il tipo di rapporto che il bambino instaura con i caregivers (rapporto di attaccamento) all’interno del quale egli sperimenta con più o meno serenità i sentimenti di sicurezza. Alcuni tipi di rapporti di attaccamento del bambino con i caregivers aumentano le probabilità che, una volta adulto, egli sviluppi disturbi ansiosi e dunque possibili attacchi di panico. Questo perché il rapporto di attaccamento viene interiorizzato dal bambino e resta, anche da adulto, come modello di “risposta automatica” di fronte a situazioni potenzialmente angosciose.

I due fattori, costituzionali e relazionali, sono tra loro interconnessi potenziandosi o correggendosi a vicenda.

Infatti un temperamento naturalmente ansioso verso l’ignoto può trovare giovamento da una relazione primaria sicura; in questo casi si manifestano degli esiti alternativi e potenzialmente molto creativi rispetto a un disagio mentale. Inoltre, poiché una relazione di attaccamento è determinata dal temperamento sia dei genitori che del bambino, accade che fratelli, pur avendo avuto gli stessi genitori, sviluppino relazioni di attaccamento più o meno sicure o affidabili.

Siccome gli attacchi di panico hanno delle motivazioni inconsce, le tecniche di controllo degli attacchi, seppur utili, non consentono di rimuovere la causa primaria che ha scatenato gli attacchi di panico. Per questo la cura che può consentire un pieno superamento del disturbo deve reperire il significato inconscio degli eventi che innescano angosce così profonde da generare il panico. A questo fine può essere utile rivolgersi a un professionista, un psicoterapeuta con cui è possibile trovare supporto nel ridare espressione ad emozioni o conflitti non elaborati che altrimenti ritornano sotto forma di sintomi di cui l’attacco di panico è uno dei più diffusi.

Le conseguenze degli attacchi di panico

Un singolo attacco di panico non comporta alcuna conseguenza fisica. Tuttavia la costante paura del ripetersi dell’attacco di panico può generare uno stress per l’organismo che alla lunga ha conseguenze fisiche. Allo stesso modo, un singolo attacco di panico non sempre comporta né è indice di un disturbo mentale. Tuttavia l’attacco di panico, specie se ripetuto, può avere delle conseguenze mentali che possono degenerare anche in un disturbo; dunque è necessario capire se sono gli attacchi di panico ad aver generato un disturbo mentale o viceversa.

Disturbo da Attacchi di Panico

Alcune persone decidono di non interrogarsi sul significato psicologico degli attacchi di panico di cui sono vittime; proprio queste persone sono soggette a sviluppare un disturbo da attacchi di panico, ovvero la paura pervasiva e cronica di poter incorrere in nuovi attacchi la cui insorgenza rimarrà inattesa e non legata ad alcuna causa specifica. Questo decorso può essere complicato dalla presenza di agorafobia, ovvero la paura di trovarsi in spazi pubblici o comunque non familiari; l’agarofobia comporta la tendenza a non uscire più di casa per evitare tutte le situazione sociali in cui potrebbe essere imbarazzante avere un attacco di panico.

Fobie

In alternativa alcune persone tendono ad associare inconsciamente ed automaticamente l’insorgere degli attacchi di panico ad alcune situazioni od oggetti più o meno specifici. In questi casi si sviluppa una fobia. Questo è un meccanismo di difesa che consente di mantenere circoscritto l’insorgere degli attacchi di panico e permette un livello di funzionamento migliore. Tuttavia il legame con l’oggetto fobico è pur sempre irrazionale ed inconscio (sa di cosa ha paura ma non perché) ed è importante provare ad esplorarlo con l’aiuto di un professionista per raggiungere maggiore consapevolezza ed autonomia. Inoltre accade spesso che con il tempo, o con l’insorgere di nuovi eventi che alimentano lo stato ansioso sottostante, il campo degli oggetti fobici tenda ad allargarsi riducendo sempre di più il campo di azione ed autonomia della persona.

Ossessioni, rituali e compulsioni

Altre persone sviluppano specifici rituali di comportamento o di pensiero per prevenire l’insorgere del panico (ossessioni, rituali e compulsioni). Anche in questo caso, nonostante sia possibile controllare l’insorgenza degli attacchi di panico, vi è un sacrificio notevole della funzionalità e del benessere dell’individuo.

Attacchi di panico e disturbi mentali: in che rapporto sono?

In alcuni casi l’attacco di panico è una conseguenza di una struttura di personalità con tratti psicopatologici o di specifici disagi mentali. In questi casi, una volta padroneggiato il sintomo, è fondamentale occuparsi dello specifico disturbo mentale e della struttura di personalità. In altri casi, invece, è il disturbo mentale ad essere causato dai ripetuti attacchi di panico (agarofobia, fobie, ossessioni etc.).

In conclusione l’attacco di panico è di fatto un sintomo trasversale a molteplici situazioni psicopatologiche. Talvolta è il modo in cui la persona “risponde” all’insorgere ripetuto di attacchi di panico a determinare un disturbo mentale, altre volte l’attacco di panico è una conseguenza di uno stato psicopatologico precedente e predisponente (ad es. altri disturbi d’ansia come un post-traumatico da stress, i disturbi dell’umore, i disturbi somatoformi quali ad esempio l’ipocondria, i disturbi del comportamento alimentare).

Esempi clinici di attacchi di panico

Esempio 1 – B. è una donna d’affari di 27 anni con una storia di attacchi di panico risalente a tre anni prima. Il primo attacco di panico si era verificato improvvisamente mentre stava guardando la televisione. Ciò era accaduto tre mesi dopo la morte del nonno materno e un mese dopo aver annunciato che si sarebbe sposata. L’attacco era cominciato con una sensazione di scossa elettrica che risaliva la spina dorsale e un sentimento di terrore. Il battito cardiaco era accelerato, aveva formicolio alle mani e riusciva a malapena a respirare. Si sentiva calda, vacillante e disorientata ed era convinta di essere stata colpita da un ictus e di morire.

Esempio 2 – Il dottor B. è un medico internista di 32 anni che attualmente sta praticando il tirocinio presso un grande ospedale universitario. Vive con estremo disagio il pensiero di dover eseguire una procedura di asportazione delle unghie. La prima volta che aveva sentito descrizioni di questo intervento, aveva provato nausea, sensazione di svenimento e disgusto al pensiero di effettuare questa procedura, anche se non era così restio al pensiero di eseguire altri interventi. All’epoca in cui frequentava la scuola di medicina era riuscito ad evitare di eseguire la procedura di asportazione delle unghie, ma quando fu al quarto anno, fu costretto ad assistervi. Si era messo il più lontano possibile e guardava il medico che asportava un’unghia del piede. Cominciò a sentirsi male e a sudare; notò che il battito cardiaco accelerava e cominciò a sentire una sensazione di debolezza e svenimento. Dovette sedersi per evitare di svenire.

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