
Attacco di panico: cosa fare e come affrontarlo
L’attacco di panico è l’esito di un circolo di paura – angoscia – panico che si autoalimenta a causa dell’insorgere improvviso, inatteso e non riconosciuto, di un’intensa paura e delle sue conseguenze, senza che la persona sia in grado di riconoscerle e gestirle.
In pratica la persona vittima di un attacco di panico avverte l’insorgere di alcuni sintomi della paura (battito accelerato, vertigini etc.) ma non sa spiegarne il motivo, il che non fa altro che aumentare la paura stessa.
Lasciando per il momento da parte la causa degli attacchi di panico, vediamo come se ne può ridurre la frequenza e l’intensità.
Alcune tecniche consentono di convivere meglio e minimizzare l’impatto negativo degli attacchi di panico sulla vita dell’individuo:
- tecniche di rilassamento,
- psicoeducazione ovvero informarsi sulla caratteristiche del disturbo in generale o sviluppare una conoscenza specifica del proprio disturbo,
- confronto con altri e mutuo aiuto,
- ricorso a psicofarmaci.
Anzitutto chi è vittima di un attacco di panico dovrebbe cercare di concentrarsi per interrompere il circolo vizioso della paura; infatti un fattore che contribuisce a scatenare l’attacco di panico è proprio la paura della paura.
Chi avverte una paura non riconosciuta tende a pensare che sta impazzendo o che sta per morire poiché interpreta i segni della paura (tachicardia, affanno, sudorazione e brividi etc.) come sintomi di una malattia spaventosa.
È molto importante, invece, tenere a mente che le sensazioni fisiche che si stanno provando, per quanto penose, sono solo delle reazioni a una percezione inconscia di un pericolo. Queste intense reazioni di paura, per quanto stressanti, non hanno mai condotto a danni o a morte.
Sapere di essere spaventati per qualcosa che al momento non si può conoscere può aiutare ad interrompere il circolo vizioso della paura (avere paura della paura). Dunque, quando si sente arrivare un attacco di panico non bisogna cercare di dare una spiegazione (ir)razionale alla situazione (ad es: sono in allarme perché sto per morire o sto per impazzire) ma ricordarsi che il corpo sta sperimentando uno stato di grave allarme, per cui è bene cercare di controllare le reazioni somatiche di questo stato.
Controllare i sintomi del panico
Se possibile, il controllo delle conseguenze somatiche della paura dovrebbe cominciare prima dell’attacco di panico vero e proprio, imparando a riconoscerne i segni “premonitori”, ossia l’accelerazione del battito cardiaco e del respiro, e cercando di applicare una tecnica di rilassamento.
Il rilassamento consiste nel combinare due stati che non coesistono in natura: la concentrazione e la distensione muscolare.
Solitamente se si è molto concentrati i muscoli sono tesi; viceversa quando si raggiunge un buon livello di distensione muscolare la mente si libera e ci si addormenta. Dunque rilassarsi vuol dire essere concentrati ma muscolarmente distesi.
Per ottenere questo effetto bisogna concentrarsi sulla propria respirazione, utilizzando i muscoli addominali per controllare il respiro. Concentrandosi sulla respirazione e sull’immagine del proprio corpo che respira tranquillamente, si distoglie la mente dalla paura.
Oltre ad aiutare dal punto di vista psicologico, il controllo del respiro ha effetti anche fisiologici nel prevenire l’evolversi dell’attacco di panico. Infatti, gran parte dei sintomi che si avvertono sono conseguenza dell’accelerazione del respiro che, iper-ossigenando il sangue, causa formicolio, nausea, vertigini, stordimento, brividi o vampate di calore. Riducendo il ritmo del respiro, anche l’iper-ossigenazione e le sue conseguenze si riducono.