QUALI SONO I PROBLEMI IN ADOLESCENZA OGGI
Introduzione
Da una rapida ricerca sul web, quali sono le domande (e le risposte) che emergono con maggiore risalto attorno al tema dell’adolescenza? Partiamo da qui, perché immaginiamo che google sia la prima fonte cui un ragazzo o una ragazza o un loro genitore si rivolge per cercare delle risposte. Ecco dunque una sintesi dei temi più cercati e delle risposte che tendenzialmente si trovano. A questo seguirà ed integrerò una riflessione più discorsiva basata in gran parte sui contributi di Matteo Lancini in relazione ai problemi specifici che la nostra attuale società pone agli adolescenti e ai loro genitori.
Le domande più frequenti sui problemi degli adolescenti
Quali sono i principali problemi in adolescenza?
Quali sono le problematiche adolescenziali? Come capire se un adolescente ha problemi psicologici? Quando preoccuparsi per un adolescente? Come affrontare i problemi dell’adolescenza?
Qual è la psicologia degli adolescenti di oggi? Quali sono le caratteristiche dell’adolescenza? Perché è considerata un’età difficile?
Quali sono i principali problemi in adolescenza?
Quali sono le problematiche adolescenziali? Come capire se un adolescente ha problemi psicologici? Quando preoccuparsi per un adolescente? Come affrontare i problemi dell’adolescenza?
Qualche risposta: i problemi degli adolescenti non sono tutti uguali
Tutti i contenuti reperibili su internet sono d’accordo su alcune caratteristiche dell’adolescenza: è una fase di rapidi cambiamenti fisici e psichici; è una fase di passaggio dall’età infantile a quella adulta che comporta una rielaborazione e ristrutturazione della propria identità; è una fase in cui è necessario esplorare mettersi alla prova. Di conseguenza si tende a provare una certa confusione nel tentativo di comprendere dove finiscono le normali difficoltà legate ad una fase di crescita così complessa e dove iniziano i veri e propri problemi. Questo si ritrova anche nei vari contenuti pubblicati su internet che riportano elenchi di difficoltà normali (ad es. problemi con il gruppo di amici, con la riuscita scolastica, etc) affianco a problemi veri e propri (autolesionismo, ritiro sociale, disturbi del comportamento alimentare, etc.).
Compito evolutivo o sintomo? difficoltà o problema?
È dunque utile differenziare due concetti che ci possano permettere di affrontare e leggere il disagio in adolescenza. Il primo concetto è quello di “compito evolutivo” e il secondo è quello di “sintomo”.
I compiti evolutivi tipici dell’adolescenza sono comuni a tutti i ragazzi e sono:
– affrontare il processo di separazione-individuazione, ovvero costruirsi un senso di identità autonomo e separato dalla propria famiglia di origine;
– rielaborare il rapporto con il proprio corpo, che è un corpo sessuato, ma soprattutto cosa che spesso si sottovaluta, un corpo di cui i ragazzi iniziano a percepire la mortalità (contrariamente a quanto avveniva nell’infanzia la cui preoccupazione della morte è riferita solo ai genitori);
– compiere la nascita di un sé sociale: in adolescenza si è portatori di un ruolo sociale e ci si definisce sempre di più in rapporto ed in relazione ai propri contesti sociali e non più in relazione solo alla famiglia;
– definire e formare i propri valori, cosa è giusto e sbagliato, cosa è importante: una scala di valori che orienti il proprio comportamento, le proprie scelte e propri giudizi.
Questi sono dei compiti legati alla fase della vita che i ragazzi attraversano e che comportano in parte una ridiscussione di tutti quegli ambiti che durante l’infanzia sono potuti rimanere sopiti perché delegati alle scelte del mondo adulto di riferimento (identità, ruolo sociale, valori), ed in parte vengono rianimati dai rapidi e intensi cambiamenti interni (sessualità, mortalità e cambiamenti del corpo).
Dunque una prima definizione dei problemi di un ragazzo avviene attraverso la domanda: in quale area si situano maggiormente le sue difficoltà?
Nel separarsi e sentirsi autonomo nelle sue scelte rispetto alle propria famiglia? Nel sentirsi in grado di sperimentarsi in nuovi compiti al fine di trovare una nuova definizione di sé? (area della separazione-individuazione)
Oppure la sua autostima è fortemente influenzata dai vissuti relativi al corpo, al suo aspetto, alle sue prestazioni, o vive delle forti angosce corporee? (area della mentalizzazione del sé corporeo)
O ancora vive un forte disagio in relazione a come può essere giudicato, accettato o rifutato dai suoi pari? O vive un’intensa angoscia in relazione alla riuscita scolastica? Oppure è bloccato nella realizzazione degli obiettivi scolastici per paura di dover prendere una decisione rispetto al suo futuro professionale? (area della nascita sociale)
Infine non riesce a definire quali sono i suoi valori, mette in atto comportamenti fortemente devianti o al contrario non riesce a dare senso o valore a ciò che gli accade o a prendere decisioni? (area della definizione e formazione dei valori)
I sintomi
Queste come dicevo più su, sono le aree in cui tutti i ragazzi passano in questa età entrando in modo più o meno profondo in crisi. È una crisi connaturata al processo di crescita, in parte inevitabile, che comporta più in generale il compito di una seconda nascita da parte dei ragazzi: rispetto a questa seconda nascita i genitori svolgono un ruolo fondamentale di aiuto, comprensione, ascolto e giusta distanza. Nei casi di maggiore di disagio e difficoltà i ragazzi mostreranno dei sintomi che se non vengono colti ed accolti, rielaborati e risignificati in tempo possono poi sfociare in aspetti psicopatologici. Ogni sintomo potrà parlare di difficoltà relative ad una o più aree dei compiti evolutivi. Così, se andiamo a vedere i sintomi che sono più spesso associati all’età adolescenziale troviamo:
– attacchi di panico;
– depressione;
– autolesionismo;
– disturbo del comportamento alimentare;
– difficoltà scolastiche;
– ritiro sociale;
– uso ed abuso di droghe.
Nessun sintomo sarà tout court associabile in primis ad una determinata area, ad uno specifico compito evolutivo. Tendenzialmente ci si può aspettare che nel caso di una difficoltà sociale si sia nell’area della nascita sociale ma non è scontato che non vi sia invece l’influsso determinante di una forte ansia di separazione dalla propria famiglia di origine. Così come di fronte ad un sintomo del comportamento alimentare potremmo aspettarci una difficoltà nella mentalizzazione del proprio sé corporeo, ma ciò non toglie che vi può essere invece l’utilizzo del sintomo per altri scopi relativi ad altri compiti evolutivi.
Purtroppo e per fortuna la mente dei ragazzi, come quella di ogni essere umano è estremamente complessa e sarà importante avvicinarci a loro forniti di qualche mappa o bussola con la consapevolezza che solo loro sapranno guidarci veramente verso la scoperta del loro nuovo sé nascente.
Essere adolescenti oggi
Soffrire di iperidealità: precocizzazione e narcisismo
Affianco a quanto riportato sopra è importante soffermarsi su alcune caratteristiche peculiari della nostra società perché pongono delle difficoltà specifiche e nuove agli adolescenti e ai loro genitori.
I genitori di oggi non hanno affrontato difficoltà simili quando sono diventati adulti, la società è cambiata ed oggi le sfide cui i loro figli si trovano di fronte sono differenti, così come le modalità con le quali entrambi reagiscono.
La società di oggi è considerata “narcisista”, “iperideale” e “precocizzante”: che significa?
Più Ideale dell’Io e meno Super Io: Più delusione meno conflitto
L’individuo, il senso di sé, l’autorealizzazione sono diventati i valori principali. Cresciamo immersi in una cultura che valorizza questi obiettivi, con l’aspettativa in famiglia che ognuno di noi realizzi al massimo le proprie potenzialità in modi speciali ed unici.
Questo comporta un’esaltazione del così detto “Io ideale” ovvero assume molta importanza nel confronto con noi stessi il come “vorremmo essere”. Spesso ci ritroviamo frustrati rispetto al mancato raggiungimento di un obiettivo ideale e questo clima di aspettative e delusioni è fortemente riversato anche nella cultura educativa e relazionale familiare. I figli crescono con l’aspettativa che debbano sviluppare tutte le loro potenzialità. Nella famiglia tradizionale il confronto, prima in famiglia e poi con se stessi, ruotava maggiormente attorno al rispetto delle norme e alla loro trasgressione (il come “dovremmo essere”, il Super-Io). Invece oggi il confronto ruota attorno alla adesione ad aspettative idealizzate e alla loro delusione (piuttosto che alla loro trasgressione). Questo comporta degli scenari emotivi differenti, non più angoscia legata alla colpa, ma angoscia legata alla delusione, quindi maggiormente vergogna e vissuti depressivi.
Una nuova famiglia: affettiva e relazionale, vantaggi e svantaggi
La famiglia di oggi è una famiglia affettiva: dà attenzione agli affetti, alle relazioni, questo è un bene, è uno sviluppo, ma ha anche comportato alcune conseguenze.
Incontrando i ragazzi affronteremo dunque tantissime situazioni che sono accumunate dagli aspetti del narcisismo. I bambini crescono con miti affettivi e modelli diversi dal passato, con un passaggio dalla famiglia tradizionale ad una famiglia affettiva, c’è una precocizzazione, un anticipazione delle esperienza, la pubertà psichica precede quella fisica.
I figli tendono ad evitare di intercettare con lo sguardo i propri genitori se soffrono. Oggi la sofferenza dei figli è drammatica per i genitori. È una società in cui un bernoccolo è molto diverso, viene difficilmente tollerato. C’è una rappresentazione del corpo e della crescita molto diversa, dove le difficoltà e i fallimenti dei figli sono molto meno tollerabili. Oggi l’adolescenza è l’età in cui esplode la negazione del dolore e degli inciampi intollerabili per il genitore. C’è una sparizione del bambino reale a favore di un bambino ideale.
Questo porta ad una capacità ridotta nell’identificarsi con l’altro da parte dell’adulto. C’è una difficoltà da parte dell’adulto a capire l’adolescente. Bisogna lavorare sulle nostre fragilità personali, di adulti, per evitare che la sparizione dell’altro (l’impossibilità a riconoscere le differenze dell’adolescente che sta crescendo) ci porti ad interventi pseudo-autorevoli senza una reale comprensione dell’altro.
La cifra distintiva dell’adolescente non è l’onnipotenza, ma la fine dell’onnipotenza infantile, gli interventi “pseudo-autorevoli” sono quelli mossi dall’esigenza di aver fatto qualcosa di autorevole per sé senza avere visto l’altro, l’adolescente
I vantaggi di essere adolescente oggi
Tuttavia, uno dei grandi vantaggi della società in cui si cresce nella famiglia relazionale ed affettiva, è che ragazzi che hanno sviluppato competenze relazionali. Ci sono molti ragazzi che hanno grandi resistenze ad accedere a spazi psicologici, ma allo stesso tempo hanno grandi competenze relazionale ed hanno bisogno di un adulto che li stia a sentire. Questo anche a scuola con gli insegnanti. Sono stati aperti degli spazi, facendo interventi a scuola, quando i ragazzi vengono in questi spazi, si aprono, e non dimentichiamo quindi che oggi all’inizio ci si lamentava che gli adolescenti non accedessero ai servizi, questo è cambiato: i ragazzi sono più disposti a raccontare se stessi agli adulti; e sono cresciuti con modelli in cui è importante essere capiti e che il mantenimento della relazione è l’obiettivo ed è importante.
Il ruolo irrinunciabile dei genitori
Tutto questo a patto che trovano chi sia in grado di ascoltarli quindi che siano pronti a comprendere che ci siano dei compiti evolutivi per i quali i ragazzi sono bloccati nelle loro prospettive di crescita; che hanno bisogno di essere amati dai propri genitori e non dai psicoterapeuti, motivo per cui i genitori devono essere annessi ai setting terapeutici; e questa è la specificità della psicologia, mentre c’è il rischio che alcuni approcci vadano sul versante educativo che è molto differente dall’ascolto psicologico. L’adolescente sollecita temi educativi, ma dobbiamo invece svolgere una funzione psicologico-clinica quindi raggiungere il ragazzo là dove è con la sua sofferenza.