
Il Trattamento Farmacologico nel Disturbo Psichico
Nell’epoca attuale vediamo l’enorme diffusione sia di disturbi emotivi, malamente tollerati, sia di psicofarmaci.
Le reazioni di fronte a questi fenomeni sono, soventemente, estreme:
- alcuni pensano che gli psicofarmaci possano risolvere da soli i loro problemi sociali o emotivi;
- altri, all’opposto, considerano i farmaci come veleni, e li rifiutano a priori.
La verità, come spesso accade, si colloca nel mezzo.
Anzitutto, rispetto a questo tipo di intervento, bisogna evitare le posizioni miracolistiche, dove i farmaci appaiono come l’unica risposta veloce e rassicurante. E’ giusto chiarire che non esistono farmaci in grado di guarire i nostri problemi relazionali ed emotivi, in grado di spostare i nostri obiettivi e soffocare i nostri desideri, e che il trattamento farmacologico è principalmente sintomatico. Agisce, cioè, eliminando il sintomo ma non la causa del disturbo.
Bisogna però anche evitare un atteggiamento “demonizzante”, che vede nei farmaci un veleno pericoloso (etimologicamente farmacon, dal greco, significa veleno ma anche cura) o un rimedio repressivo e privo di utilità. Inoltre gli psicofarmaci non sono tutti uguali fra loro: esistono diverse categorie farmacologiche che hanno un’azione specifica su determinati sintomi, tra loro molto diverse (per esempio i tranquillanti minori).
In realtà l’intervento farmacologico è fondamentale, soprattutto nei disturbi gravi, e rappresenta spesso il punto di partenza che permette altre forme di trattamento.
Infatti terapia farmacologica e psicoterapia si supportano a vicenda:
- la terapia farmacologica, riducendo i sintomi del disagio o del disturbo psichico, permette di intraprendere la psicoterapia
- la psicoterapia permette al paziente di accettare meglio la terapia farmacologica.
Inoltre la diminuzione dei sintomi, quando avviene, può aprire la strada a cambiamenti della personalità terapeutici, compreso un aumento di autostima e di fiducia nella possibilità di cambiare la propria situazione patologica.