FAQ Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA)
Il nostro lavoro clinico ci porta ad incontrare tanti genitori, i quali spesso condividono le loro preoccupazioni ed anche le loro incertezze rivolgendoci domande mirate o anche più generali sulle difficoltà che sono state evidenziate nel loro bambino/a, difficoltà riguardanti un sospetto o una specifica diagnosi di disturbo dello sviluppo, o un distrubo specifico dell’apprendimento (DSA).
L’obiettivo di questo articolo è quello di rispondere ad alcune delle domande, raccolte nel tempo, per cercare di fare chiarezza e far comprendere meglio questo specifico argomento.
Cosa si intende per DSA?
DSA sta per Disturbi Specifici di Apprendimento “difficoltà significativa e persistente nell’acquisizione e nel controllo del codice scritto (lettura, scrittura e calcolo), che interferisce con il funzionamento adattivo, in presenza di normodotazione intellettiva ed adeguate opportunità di apprendimento, in assenza di disturbi neuromotori o sensoriali e disturbi psicopatologici (pre esistenti)”[1]
Le abilità scolastiche del bambino/a risultano inferiori rispetto a quelle attese per la sua età e causano interferenza con l’apprendimento e il suo rendimento scolastico.
Quali sono le caratteristiche dei DSA?
La Legge 8 ottobre 2010, n. 170 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati appunto ” DSA”.
Vediamo meglio di cosa si tratta
Dislessia: compromissione della lettura, nella velocità o fluenza della lettura e comprensione del testo;
Disgrafia e Disortografia: compromissione dell’espressione scritta, nella grammatica e nella punteggiatura;
Discalculia: compromissione del calcolo, concetto di numero, memorizzazione fatti aritmetici, calcolo e ragionamento aritmetico.
Tali difficoltà appena esposte possono manifestarsi con diversi livelli di gravità: lieve, moderato o grave.
La Legge 170/2010 riconosce e descrive questi Disturbi di Apprendimento e sottolinea la necessità di diagnosi rapide e percorsi di abilitazione efficaci. Inoltre descrive le norme e i criteri precisi per identificare i DSA e dare supporto nella scuola alle persone con DSA.
Come capisco se mio figlio/a ha un disturbo dell’apprendimento?
I genitori, come anche la scuola, sono sempre molto attenti nel capire quando un bambino presenta delle difficoltà ed è quindi sempre consigliato indagare di cosa si tratta per identificare, in maniera repentina, il corretto aiuto che sia di sollievo per il bambino/a.
Affinché tutto ciò possa avvenire bisogna affidarsi a centri pubblici o privati che possano fare una adeguata valutazione al disagio che il bambino manifesta e se necessario, in seguito, erogare una certificazione della difficoltà riscontrata che la famiglia dovrà consegnare, oltre che al proprio pediatra, alla scuola.
In cosa consiste una valutazione diagnostica?
L’accertamento diagnostico di un DSA avviene tramite un’indagine strumentale e l’osservazione clinica, questi permettono di ottenere un profilo funzionale del bambino, individuando i suoi punti di forza ma anche le sue debolezze. Verrà inoltre effettuato un colloquio anamnestico al fine di raccogliere, dalla famiglia, il maggior numero possibile di informazioni sul bambino: la sua storia, come quella della sua famiglia, il suo sviluppo, il contesto sociale, il contesto scolastico e quello familiare.
È importante fare una piccola precisazione sulle tempistiche per poter attivare un percorso diagnostico “non prima della seconda metà del secondo anno del primo ciclo scolastico per la dislessia e la disortografia e non prima della seconda metà del terzo anno del primo ciclo di istruzione per la discalculia e la disgrafia.
La certificazione di DSA (…) deve essere prodotta in tempo utile per l’attivazione delle misure didattiche e delle modalità di valutazione previste dalla L.170/2010”. [2]
Il percorso diagnostico deve essere condotto da un equipe multidisciplinare composta da: Neuropsichiatra infantile, Psicologo, Logopedista/Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva ed eventualmente, se necessario, la presenza di altri professionisti specifici per le difficoltà e l’età del bambino/a.
Il percorso diagnostico prevede:
– visita specialistica
– valutazione clinica multidisciplinare: valutazione intellettiva, valutazione delle abilità di lettura e scrittura e se necessario delle funzioni linguistiche orali, valutazione delle abilità logico-matematiche ed eventualmente delle funzioni cognitive non verbali
– altre: in relazione alle difficoltà emerse dall’osservazione clinica e potranno quindi essere previste altri esami di approfondimento clinico
– discussione del caso in equipe e relazione della certificazione
– colloquio con i genitori e consegna della relazione diagnostica e della certificazione ad uso scolastico.
Cosa può fare la scuola per aiutare mio/a figlio/a?
È necessaria una certificazione diagnostica ad uso scolastico, creata da un equipe di professionisti che ha valutato il bambino/a, cosicché la scuola possa creare una programmazione didattica di aiuto e sostegno allo studente.
Le insegnanti in base alle difficoltà dell’allievo pensano ed organizzano una didattica mirata, ma cerchiamo di capire meglio come concretamente può attivarsi la scuola:
– Strumenti compensativi: “strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria” permettendo all’allievo di apprendere con efficienza (mappe concettuali, tabelle, registratore, calcolatrice…)
– Misure dispensative: sono degli interventi mirati ad esentare l’allievo nell’eseguire un compito che a causa del suo disturbo risulterebbe difficoltoso, tra queste troviamo ad esempio le interrogazioni programmate, gli esercizi assegnati con un numero inferiore o la possibilità di avere dei tempi più lunghi.
– PDP: Piano Didattico Personalizzato per le materie coinvolte nel disturbo dell’allievo. Viene creato dagli insegnanti per il singolo alunno. È un documento che viene ogni anno rivisto e rimodulato alla luce dei bisogni dello studente.
Mio figlio è irrequieto, triste e/o presenta difficoltà nel relazionarsi con i compagni, che correlazione c’è con la sua diagnosi di DSA?
Molti studi mirati evidenziano un collegamento tra disturbi dell’apprendimento e problematiche di tipo psicologico. È importante notare dei cambiamenti nel proprio bambino a livello emotivo e comportamentale per cercare di offrirgli il giusto sostegno e aiuto.
Molto spesso i disagi, le difficoltà emotive e/o comportamentali che il bambino può vivere possono essere in stretta connessione con la diagnosi ricevuta ed il suo personale processo di elaborazione. Possiamo trovare un bambino svogliato nel fare i compiti perché è forte dentro di sé un senso di inadeguatezza, di scarsa fiducia in se stesso e nelle sue capacità. “È ipotizzabile che il concetto scolastico di sé agisca come una variabile di mediazione tra prestazioni accademiche e autostima globale”.[3] Questi sentimenti possono portare il bambino a vivere dei momenti di tristezza e a chiudersi in se stesso, cercando di evitare le relazioni con i compagni. Ma c’è anche il bambino che esprime i suoi sentimenti in maniera più forte magari con crisi di rabbia a seguito della frustrazione provata per le sue difficoltà.
Sono importanti tutti i piccoli o grandi segnali che i bambini mettono in scena e dare loro una giusta ed esaustiva risposta di aiuto “fornendo agli alunni una diagnosi precoce di DSA, li si aiuta a trovare una ragione delle loro difficoltà e di conseguenza ad acquistare maggiore sicurezza nelle proprie capacità”.[4]
Dr.ssa Giada Cegna
Psicologa- Psicoterapeuta SIPSiA
339.8392477
giada.cegna@gmail.com
[1] American Pychiatric Association (2014) DSM 5 Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali. Cortina Raffaello
[2] Regione Lazio. Atti della Giunta Regionale e degli Assessori. Deliberazione 4 febbraio 2020 n.32
[3] Marinelli C.V 2021
[4] Gibson 2006